Aumenta la produzione (+0,6%) agricola, ma calano i margini. Bene la pesca, xylella e cambiamenti climatici si fanno sentire
Tiene brillantemente il vino (+16,2%), moderata la frutta (+2,3%) e gli ortaggi (+1,2%). Crolla la produzione di olio di oliva (-34,7%) e cala quella degli agrumi (-4,0%). Il peso dell’agricoltura sull’intera economia è al 2,1%; se si include l’industria alimentare si arriva al 3,9%. L’occupazione cresce dello 0,7%. Nella Ue28 aumenta la produzione (+0,6%) e scende il reddito agricolo (-3,8%). L’Italia si conferma il primo paese europeo per valore aggiunto nel settore e il secondo per valore della produzione.
Nell’ambito della produzione frutticola, si segnala la forte ripresa della produzione di mele (+25,6%), che recupera quasi completamente la contrazione del 2017 (-28,8%), anno che aveva fatto registrare il risultato peggiore dal 1980.
La produzione di olio di oliva ha segnato, invece, una drastica riduzione rispetto all’anno precedente (-34,7%), con la massima caduta in Puglia (-48% in valore e -43% in volume). La crisi produttiva è attribuibile, in particolare, alle condizioni climatiche avverse (gelate primaverili e siccità estiva), all’ulteriore diffusione della xilella e alla presenza di attacchi di mosca olearia. Questi due problemi stanno incidendo pesantemente sulla produzione, amplificando l’alternanza tra annate di carica e scarica.
I cambiamenti climatici dell’ultimo decennio hanno condizionato la redditività del settore agricolo.
Le perdite di raccolta dovute a calamità naturali hanno assunto, negli ultimi anni, un carattere ricorrente. Varie produzioni ne sono state interessate, ad esempio il vino nel 2017 (-16%) e nel 2014 (-8,9%), il mais nel 2015 (-22,2%) e nel 2012 (-19,4%), l’olio nel 2016 (-39,5%) e nel 2014 (-39,3%), le patate nel 2013 (-12%) e nel 2010 (-13,4%), il frumento duro nel 2017 (-16,4%) e nel 2009 (-29,4%), le pesche nel 2018 e (-11,9%) e nel 2017 (-13,7%), le mele nel 2017 (-21,6%) e nel 2012 (-14,6%). La centralità di tale questione è riconosciuta anche a livello Ue nella definizione delle nuove linee della Politica Agricola Comune (PAC) successive al 2020.
Xylella fastidiosa è un batterio della classe Gammaproteobacteria, famiglia delle Xanthomonadaceae che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali).
È in grado di indurre pesantissime alterazioni alla pianta ospite, spesso letali. Il microrganismo è noto per i gravi danni che è in grado di arrecare a varie coltivazioni agricole a causa della sua estrema polifagia, essendo in grado di diffondersi attraverso un gran numero di piante ospiti. Una sottospecie di Xylella fastidiosa è all’origine del complesso del disseccamento rapido dell’olivo, una gravissima fitopatologia che ha fatto la sua comparsa nell’agricoltura italiana a partire dagli anni 2008/2010 colpendo in modo pesante gli appezzamenti olivicoli dapprima del Salento e poi della Puglia e delle regioni limitrofe.
“In Europa sarà necessario ascoltare gli attori del settore primario rintracciando le priorità di ciascuna regione del Sud – spiega Lucia Vuolo, candidata al Parlamento europeo – ricordo che la riforma avviata della politica agricola comune dovrà vedere la luce entro i prossimi due anni. Se la precedente PAC aveva presupposti nati (2013) nel periodo di piena recessione – spiega la Vuolo – ora i temi da affrontare sono cambiati. Sul piatto i giovani agricoltori, agricoltura basata sulla conoscenza, sostenibilità e resilienza delle aziende agricole. Per dirla in breve, non sarà una passeggiata semplice”.
Perchè è cruciale la tutela della nostra agricoltura?
Le stime provvisorie sul complesso del settore agricolo a livello territoriale hanno indicato, nel 2018, un aumento del volume della produzione in quasi tutte le aree del Paese. Nel Sud però, nel 2017 c’è stata l’unica ripartizione a far registrare una crescita, l’andamento è stato opposto, con una diminuzione del 2,4% nel 2018.
Le regioni che hanno evidenziato risultati maggiormente positivi in termini di volume della produzione e valore aggiunto sono state la provincia autonoma di Trento (+19,1% e +25,9%), il Lazio (+4,3% e +6,7%), l’Umbria (+3,7% e +6,7%), la Toscana (+3,7% e +4,9%) e il Veneto (+2,3% e +4,4%). I risultati più negativi si sono registrati invece per Calabria (-9,4% per il volume della produzione e -12,1% per il valore aggiunto), Molise (-2,6% e -2,3%), Sicilia (-2,6% e -4,2%) e Puglia (-1,0% tanto per il volume della produzione che per il valore aggiunto).