Covid19 Campania e fornitura DPI, De Luca il protocollo Anac è ancora attivo?

«La tutela della salute del cittadino viene prima di ogni profitto. Quattro milioni e mezzo di euro di mascherine in arrivo in Campania. Vincono l’appalto di fornitura varie piccole società tra cui un bar di Salerno ovvero una società che, fino a qualche giorno fa, installati pannelli fotovoltaici». La denuncia arriva da Lucia Vuolo, europarlamentare della Lega che chiede «Presidente De Luca, il protocollo con Anac è ancora valido?»

In Campania, lo scorso 16 aprile si è conclusa la procedura negoziata d’urgenza per “l’affidamento di un accordo quadro per la fornitura di mascherine filtranti ad uso della comunità”.

Il bando, pubblicato sul portale della Soresa – Società regionale per la Sanità costituita dalla Regione Campania per la realizzazione di azioni strategiche finalizzate alla razionalizzazione della spesa sanitaria regionale – mette in chiaro che “le mascherine potranno essere prodotte anche prive del marchio CE (Conformità Europea) ed in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio”.

«Mi rendo perfettamente conto del carattere di emergenza – commenta l’europarlamentare campana – ma se a vincere sono società che presumibilmente faranno l’import di mascherine prodotte chissà dove, tanto valeva agire diversamente e magari direttamente. Quanto meno sarebbe costato meno e a beneficio della sanità regionale».

Neanche una settimana fa, l’eurodeputata componente della Commissione per la Salute pubblica a Bruxelles aveva interrogato la Commissione europea sulla verifica e blocco di eventuali anomalie sulla produzione di dispositivi di protezione individuale (Dpi). Ora, nella sua Campania, il bando per la fornitura di mascherine aggiudicata sul prezzo più basso e sui tempi rapidi.

«E’ tutto coerente – osserva Lucia Vuolo – se il Governo Conte rimuove per decreto tutti i criteri di sicurezza minimi per la produzione dei dispositivi di protezione individuale, se De Luca chiede economia e velocità, si sta di fatto autorizzando chiunque, previo autorizzazione dell’Istituto superiore di Sanità, a fornire mascherine prodotte chissà dove».

Le perplessità della Vuolo fanno riferimento proprio ai criteri regionali che in raccordo a quelli nazionali consentono, anche ad un bar, di poter partecipare al bando e vincere, magari aggiungendo al proprio oggetto sociale la possibilità di import e export di prodotti sanitari.

Non avendo poi nessun vincolo, se non un’autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità e un’autocertificazione sui dispositivi di protezione individuale, in virtù della richiesta regionale di economia e celerità, l’azienda può esportarli da paesi terzi.

«Presidente De Luca – chiede infine la Vuolo – mi tolga una curiosità: il protocollo con l’Autorità Nazionale Anticorruzione è ancora valido o data l’emergenza è derogato anche il controllo che lei spesso vanta? Saprà bene che proprio in questi momenti, emergenze che la Campania ha drammaticamente conosciuto, atti certamente legittimi potrebbero trasformarsi in bocconi appetibili per abili speculatori»

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