Ecco l’‘effetto Salerno’ sull’export agroalimentare: opportunità ai nostri agricoltori

Intervista quotidiano Le Croanche del 30 MAGGIO 2024 di Erika Noschese

On. Vuolo, ieri il Porto di Salerno è stato protagonista del Blitz di Coldiretti per fermare il pomodoro cinese.

Hanno fatto benissimo! Sposo in toto questa battaglia e sono vicina agli agricoltori. Bisogna modificare l’etichetta di origine sui prodotti riconoscendo il grado di italianità! il Concentrato di pomodoro cinese che viene usato per fare prodotti italiani deve essere indicato in etichetta. Poi il consumatore potrà decidere che tipo di prodotto acquistare: le eccellenze italiane o ‘quelle cinesi’? Ma le sembra normale che nel 2023 l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese ottenuto sfruttando la popolazione degli uiguri? Gli Stati Uniti per questo motivo ne hanno vietato l’importazione e noi invece?

On. Vuolo, lei vuole lanciare ‘Effetto Salerno’ per export agroalimentare. Che idea è questa?

Non è un’idea è un progetto a cui sto lavorando da mesi. Voglio che il Porto di Salerno diventi il primo hub per export agroalimentare Italiano e che acquisisca più importanza in Europa. Ovviamente l’aerea portuale è satura. Non meno di due anni fa, con l’amico Giovanni Romano, avevamo rintracciato, nei pressi di Mercato San Severino, un’area retro-portuale che potesse servire tanto all’agro sarnese – nocerino quanto l’area irpina avendo a disposizione i due raccordi autostradali e la linea ferroviaria oggetto di potenziamento. Il progetto è ambizioso, i fondi ci sono.

E cosa è mancato?

La solita visione politica che, in Campania, è come un miraggio in pieno deserto.

Ma pensa davvero che il porto di Salerno possa essere il primo hub per export agro alimentare?

Certo, le ricordo che io sono la prima europarlamentare che ha posizionato il Parlamento europeo a favore dell’Aeroporto di Salerno. Volere è potere. Tornando al Porto di Salerno, ho fatto delle ricerche: sa qual è il secondo esportatore mondiale del settore agroalimentare? L’Olanda.

Ma come l’Olanda? Un paese che per dimensioni e popolazione è molto inferiore all’Italia?

Ebbene sì. L’Olanda è il settimo paese per popolazione con 17 milioni di abitanti ed è poco più grande della Toscana. Però ha attuato delle politiche commerciali che hanno portato questo piccolo paese ad essere sul podio dell’export agroalimentare mondiale. Questa posizione fa sì che l’Olanda abbia un peso preponderante nella politica di produzione interna ed è qui che mi sono arrabbiata.

E come mai?

Il Vice presidente della Commissione europea fino all’anno scorso era Frans Timmermanns, olandese e padre di due pacchetti ‘ambientalisti’: il Green deal e il Farm to Fork (dal campo alla tavola). Piani ambiziosi che si sono rivelati irrealizzabili e ora anacronistici. Molti studi hanno dimostrato che l’Europa avrebbe prodotto di meno e a caro prezzo e avrebbe dovuto aumentare le importazioni di cibi da paesi extra UE. Chi avrebbe beneficiato di questi scambi? Proprio l’Olanda attraverso il Porto di Rotterdam.

Mi scusi, ma lei era in Europa e in maggioranza. Perché non l’avete bloccato prima?

La ringrazio per la domanda. Forza Italia e il PPE hanno ostacolato l’elezione di Timmermans alla Presidenza della Commissione europea, prediligendo la Von der Leyen. Ora tutti i partiti le danno contro e devo ammettere che neanche io sono pienamente soddisfatta del suo operato, ma potete immaginare cosa sarebbe successo senza il nostro intervento? Ora è facile gridare, ma grazie all’attività diplomatica del Presidente Tajani siamo riusciti ad evitare una sciagura. Timmermans è stato sostituito e stiamo rivedendo le politiche da attuare. Mi permetta di ripetere però che in Europa non si va per gridare, ma per lavorare.

Cosa propone ora?

Ripristinare il ruolo centrale della nostra agricoltura mettendo al centro gli agricoltori e le nostre produzioni. Gli agricoltori devono essere pagati per produrre, non per non farlo. Bisogna raggiungere una sovranità alimentare europea che non ci faccia essere in balia di guerre, pandemie e ritorsioni commerciali. Dobbiamo produrre di più e meglio.

E come intendete farlo?

Per prima cosa bisogna rivedere la Politica Agricola Comune (PAC). Le ambizioni ambientali devono essere bilanciate da quelle economiche e sociali. Le deroghe alle coltivazioni devono essere definitive e non annuali. In secondo luogo bisogna approvare immediatamente le Tecniche di evoluzione assistita tramite le quali le produzioni saranno sostenibili per i produttori e l’ambiente.

E quale sarà il ruolo del Porto di Salerno?

Quale porto è commercialmente e geograficamente più strategico? Proprio Salerno. Voglio un “effetto Salerno” per l’export dei nostri prodotti in modo tale che vengano spediti dall’Italia e dalla Campania e non andare fino in Olanda. Così facendo si ridurrebbero i costi di trasporto per gli agricoltori e anche l’impatto ambientale.

Ma lei sarà in grado di farlo?

Assolutamente sì. Ho lavorato 5 anni in Commissione Trasporti e Turismo e ho ottenuto l’inclusione dell’Aeroporto “Costa d’Amalfi” di Salerno nella rete TEN-T e l’inserimento dei porti di Porti di Bari e Brindisi nel neonato corridoio TEN-T Balcanico. Io sono ambiziosa, determinata, e per il mio SUD e per Salerno e il Sud voglio fare ancora grandi cose. Sono preparata e in Europa si va per lavorare e io lo farò portando il Mezzogiorno nel cuore dell’Europa per portare a casa più risultati possibili.