Discorso del 3 marzo 2023 in occasione dell’evento “Costiera Sicura” organizzato presso la Provincia di Salerno dall’Associazione per la tutela delle vittime della strada. Numerosi spunti di riflessione tesi a contestualizzare la sicurezza europea rispetto alla sicurezza delle strade italiane, nessuna eccezione per la Costiera Amalfitana.
Il mio approccio è decisamente europeo in quanto membro della Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo.
In premessa ho avuto la possibilità di lavorare sul provvedimento che ha individuato la cornice di “Vision Zero” ovvero il quadro normativo europeo 2021 – 2030 che ha come obiettivo zero vittime a causa di incidenti stradali.
Seppur con un percorso fatto da mille resistenze dovute alle prassi per cui una strada è un circuito di corsa e non un mezzo di collegamento, nel 2021 abbiamo cercato di dare spunti e indicazioni rispetto al limite di 30 km/h nelle zone centrali delle città piuttosto che prevedere supporti di sicurezza per chi usa biciclette o monopattini elettrici limitando per gli stessi la velocità.
All’epoca furono di assoluto rilievo i commenti che Anas e varie associazioni territoriali mi avevano dato.
I dati che la Commissione europea fornisce ci portano a dire che le strade dell’UE sono le più sicure del mondo. Ciononostante è importante analizzare quali sono le strade migliori e quali le più problematiche.
Numeri che ci consentono di affrontare i problemi e azzerare il numero degli incidenti stradali.
Tra il 2010 e il 2020, il numero delle morti sulle strade in Europa è calato del 36%. Rispetto al 2019, quando si registrarono 22.800 decessi, nel 2020 le persone che hanno perso la vita sulle strade europee sono state 4000 in meno.
Nel 2019 i paesi europei con i migliori punteggi per la sicurezza stradale sono stati Svezia e Irlanda, mentre quelli con i peggiori punteggi sono stati Romania, Bulgaria e Polonia.
La Svezia detiene ancora il primato delle strade più sicure (con 18 morti per milione di abitanti) mentre la Romania nel 2020 ha registrato il più alto numero di vittime (con 85 morti per milione di abitanti).
Nell’UE la media è di 42 vittime per ogni milione di abitanti. La media mondiale supera le 180 vittime. L’impatto del minor traffico a causa dalla pandemia è evidente, sebbene difficile da quantificare.
Nel 2019 l’Italia ha registrato una media di 55 vittime della strada per milione di abitanti, un dato leggermente superiore alla media dell’UE (42 vittime per milione di abitanti). Il numero delle vittime è sceso dell’1% rispetto al 2018, mentre la diminuzione nel corso degli ultimi dieci anni è stata del 20%.
Nel 2018 il 12% delle persone morte nell’UE in incidenti stradali avevano tra i 18 e i 24 anni, mentre solo l’8% della popolazione europea rientra in questa fascia d’età. Le morti in questa fascia d’età sono scese del 43% dal 2010, ma i dati mostrano che i giovani continuano ad avere una probabilità sproporzionatamente maggiore di essere coinvolti in un incidente stradale mortale.
Il numero di vittime anziane (al di sopra dei 65 anni) è salito dal 22% nel 2010 al 28% nel 2018, mentre il 2% delle vittime è rappresentato da bambini e ragazzi al di sotto dei 15 anni. La maggior parte delle vittime della strada nell’UE sono uomini (76%).
Cosa sta facendo l’UE per ridurre il numero di incidenti stradali?
Nel ottobre 2021, il Parlamento europeo ha approvato le nuove norme sulle assicurazioni di autoveicoli per proteggere meglio le vittime di incidenti stradali nell’UE. I nuovi regolamenti al momento sono in attesa dell’accordo formale con il Consiglio, a seguito dell’approvazione i paesi dell’UE avranno 2 anni per procedere con la loro attuazione.
Il 5 ottobre 2021, i deputati hanno approvato la risoluzione sul quadro strategico UE per la sicurezza stradale, che stabilisce le misure necessarie al raggiungimento dell’obiettivo di zero morti sulle strade europee entro il 2050. Tra le misure sopracitate, vi sono limiti di velocità di sicurezza (30 km /h nelle aree residenziali), tolleranza zero per la guida in stato di ebbrezza e un aumento in termini di dotazioni di sicurezza sia in termini di infrastrutture che di dotazioni per i veicoli. Questo provvedimento, come preannunciato, fa seguito al quadro dell’UE 2021-2030 per la sicurezza stradale – Prossime tappe verso l'”obiettivo zero vittime” (“Vision Zero”).
Il 16 aprile 2019 il Parlamento europeo ha votato le nuove norme che rendono obbligatori 30 dispositivi avanzati di sicurezza, come il sistema di adattamento intelligente della velocità, il sistema di avviso della distrazione del conducente e il sistema di frenata d’emergenza.
Tecnologie obbligatorie che potrebbero salvare oltre 25mila vite ed evitare almeno 140mila feriti gravi entro il 2038. Il 95% degli incidenti stradali dipende infatti da errori di tipo umano. Per rendere le strade più sicure, l’UE ha anche rafforzato le norme sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture ed è al lavoro per garantire norme comuni per i veicoli a guida autonoma. L’ultimo aggiornamento della Commissione europea diffuso a metà febbraio 2023, è possibile registrare un aumento del 3% (rispetto al 2021) dei morti in incidenti stradali (20’600 morti nel 2022).
Ad oggi possiamo dire che i livelli di traffico si sono ripresi dopo la pandemia, fortunatamente i decessi sono diminuiti del -10% rispetto all’anno precedente la pandemia 2019.
E’ importante ricorda che l’UE, già nel 2018, ha fissato un obiettivo di riduzione del 50 % per i decessi stradali — e, per la prima volta, anche gravi lesioni — entro il 2030. Ciò è stato definito nel piano d’azione strategico della Commissione sulla sicurezza stradale e nel quadro della politica dell’UE in materia di sicurezza stradale 2021-2030 che definisce anche piani di sicurezza stradale volti a raggiungere l’azzeramento delle morti stradali entro il 2050 (“Vision Zero”).
Tuttavia, i progressi in questi anni sono stati molto disomogenei tra gli Stati membri. Le maggiori diminuzioni, pari a oltre il 30 %, sono state segnalate in Lituania e Polonia, con anche la Danimarca che ha registrato un calo del 23 %. Per contro, negli ultimi tre anni, il numero di morti stradali in paesi come Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Svezia è rimasto piuttosto stabile o è aumentato.
Sulla base dei dati disponibili per il 2021 in tutta l’UE, il 52 % delle vittime del traffico stradale si è verificato sulle strade rurali, contro il 39 % nelle aree urbane e il 9 % sulle autostrade. Gli uomini hanno rappresentato tre su quattro morti stradali (78 %). Gli occupanti di automobili (conducenti e passeggeri) hanno rappresentato il 45 % di tutti i decessi stradali, mentre i pedoni rappresentavano il 18 %, gli utenti di due ruote a motore (moto e ciclomotori) il 19 % e i ciclisti il 9 % dei decessi totali.
All’interno delle aree urbane, il modello è tuttavia molto diverso con gli utenti della strada vulnerabili (pedonali, ciclisti e utenti di due ruote motorizzate) che rappresentano poco meno del 70 % dei decessi totali. Le vittime degli utenti della strada urbana si verificano in modo schiacciante negli incidenti che coinvolgono automobili e camion e sottolineano quindi la necessità di migliorare la protezione degli utenti della strada vulnerabili. Sebbene l’aumento della quota di ciclismo nel mix di mobilità in molti Stati membri sia estremamente gradito, un grave motivo di preoccupazione è la tendenza del numero di ciclisti uccisi sulle strade dell’UE.
Questo è l’unico gruppo di utenti della strada a non vedere un calo significativo delle vittime nell’ultimo decennio, il che è dovuto in particolare alla persistente mancanza di infrastrutture ben attrezzate. Nel 2022, ad esempio, i dati preliminari dalla Francia mostrano un aumento del 30 % dei decessi in bicicletta rispetto al 2019.
In Italia il futuro della manutenzione delle strade, autostrade, ponti e gallerie ha certamente avuto un incremento un attimo dopo il crollo del cosiddetto “ponte Morandi” in Liguria. Un disastro che ci ha raccontato, oltre le vittima, l’assenza sia di manutenzione, ma ancor prima di monitoraggio. L’attuale governo di centrodestra ha cominciato a lavorare in tal senso.
Non più tardi di una settimana fa, è stato lanciato dal Ministero delle Infrastrutture un bando di 44 milioni di euro che mette in campo strumenti sempre più efficaci di monitoraggio e conseguente programmazione degli interventi manutentivi sulla rete infrastrutturale e in particolare sulle gallerie attraverso l’uso delle tecnologie più avanzate, sulla scorta delle “Linee guida MIT per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio delle gallerie esistenti”. Ed è questa la risposta di cui la Costiera ha bisogno. Monitoraggio e conseguente manutenzione. Sono sempre più frequenti gli smottamenti, crolli, frane che riguardano il patrimonio Costa d’Amalfi. A questo, come ho detto frequentemente, è necessario limitare la viabilità ai mezzi di emergenza e ovviamente residenti. Una viabilità che va rivista in ogni modo. So che proprio da questi palazzi sono partite varie iniziative, ma ricordo a tutti che se ch’è la volontà politica, ben ponderata dai dati, nulla sarà impossibile.